Parco di Veio: quer pasticciaccio del Piano di assetto

veio_ilnuovoIntroduzione

La via Campagnanese é una delle piu’ belle strade d’Europa: sta sulle riviste fotografiche e nelle guide degli itinerari turistici. Percorrendola e guardandosi intorno si puo’ avere la percezione della morfologia ancora incontaminata della campagna di Roma Nord, come doveva essere duemila anni fa, quando c’erano gli Etruschi e la loro capitale Veio.

La Campagnanese – che unisce la Cassia e la Flaminia da Morlupo a Campagnano – é in pratica il confine nord del Parco di Veio, che comprende l’area tra le due consolari fino a Roma a Corso Francia, formando un grande triangolo, una fetta di territorio di 15.000 ettari.

La nascita del Parco e la promessa del Piano di assetto

La grande idea fu quella di tutelare questo territorio “svantaggiato” (perché fatto di alture e dirupi, e quindi di non facile accesso) e di farne un cuneo verde che arrivasse fin dentro Roma, ricchissimo di cultura e di storia, compresi i reperti e le rovine dell’antica citta’ di Veio.
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La ferrovia Roma Nord tra miseria e nobilta’

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Il rifacimento della ferrovia Roma Nord sembra la carota appesa davanti al muso dell’asino per fargli tirare la carretta senza protestare; ed é inutile dire chi fa la parte dell’asino.

Anni di progetti, dibattiti e annunci non hanno prodotto nulla di concreto e anzi paradossalmente hanno in qualche misura aiutato il peggioramento del servizio, perché tanto dovendo “rifare” non vale la pena “aggiustare”, che si tratti di linee elettriche, di stazioni o di treni.

Negli anni ci sono stati alcuni sorprendenti errori dei nostri politici, come la decisione di fare arrivare il primo lotto della nuova ferrovia soltanto fino a Riano, all’inizio di quella che é la maggiore conurbazione Flaminia, e non fino a Morlupo, che ne é la fine. O come il tentativo di farsi dare i fondi dall’Europa, dichiarando la Roma-Nord come linea indispensabile per il collegamento tra Roma e il futuro aeroporto di Viterbo: quando a Bruxelles si sono accorti che una tale linea esisteva gia’, si chiamava FR3 ed era solo un po’ piu’ ad ovest, verso l’Aurelia, non solo hanno chiuso ogni discorso, ma si sono anche parecchio arrabbiati.

Ma al di la’ di queste cose, c’é un problema di fondo che mantiene la carota-ferrovia ancora distante dal muso dell’asino-cittadino, ed é il fatto che la nuova linea viene considerata necessaria solo al pendolarismo suburbano, ovvero serve solo ai cittadini che abitano qui e vanno a lavorare, o a studiare, a Roma. Le ragioni del pendolarismo sono le piu’ urgenti, ma evidentemente non bastano, perché si tratta di un’esigenza creata autonomamente da piccoli comuni, i quali non sommano, tutti insieme, un quartiere di Roma. C’é poi una storica separazione gestionale e politica tra Roma e i Comuni vicini, troppo poco popolati per rappresentare un reale interesse elettorale, soprattutto rispetto ai quadranti di Roma sud o Roma est, dove la maggiore densita’ urbana rende eventualmente piu’ conveniente l’investimento infrastrutturale pubblico, sia in termini politici che sociali.
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Infrastrutture al Parco di Veio

Al Consigliere Comunale Alessandra Paradisi

Castelnuovo di Porto

Cara Alessandra,

tra le cose che sono in qualche modo riuscito a fare, negli oltre 3 anni di lavoro al Parco di Veio come Vicepresidente, ci sono i progetti di valorizzazione ambientale e turistica della parte est del Parco, la nostra parte Flaminia per intenderci.

Come sai i Parchi gestiscono i fondi che l’Europa mette a disposizione delle Regioni, ma spesso non riescono ad averli questi soldi, perché non riescono a presentare i progetti necessari. Invece in questo caso il Parco di Veio é riuscito ad ottenere oltre 1,8 milioni di euro su un progetto complessivo chiamato “Piano della via Flaminia”, articolato in diversi interventi specifici. (Veramente l’hanno chiamato “Masterplan”, in inglese, ma questo non sono riuscito ad evitarlo…).

Le procedure di finanziamenti pubblici ci mettono un po’ di tempo a diventare concrete, ma proprio in questi giorni – dopo circa 2 anni – il Parco ha assegnato in appalto due tra i maggiori interventi a Morlupo e a Castelnuovo di Porto: a Morlupo verra’ demolito e ricostruito l’Ostello da molti anni chiuso e impraticabile che sta al bivio della Campagnanese, tra la stazione ferroviaria “Magliano” e il nuovo Liceo di Morlupo. A Castelnuovo verra’ sistemata via Fontana Giglio e da li’ tutto il percorso pedonale e ciclabile che porta ai ruderi dell’antichissimo “Casalaccio” e quindi a Morlupo.
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Ricordo di Italo Insolera

Oggi e’ scomparso Italo Insolera, che e’ stato forse il piu’ grande studioso della “forma urbana” della Roma contemporanea. Insolera riusci’ ad unire tre caratteristiche che solitamente restano separate: quella dell’architetto, quella dello storico e quella del divulgatore. In particolare nel suo libro piu’ noto, “Roma moderna” (1962), con una prosa scorrevole e comprensibile a tutti, Insolera studio’ la forma urbana di Roma non solo in base agli avvenimenti storici, ma anche secondo l’analisi della rendita fondiaria e della politica di gestione territoriale delle diverse amministrazioni capitoline; metodo questo del tutto inedito e  – fin da allora – ben poco accettato sia negli ambienti accademici che in quelli politici.

Piu’ di una generazione di architetti si e’ formata sui suoi scritti: per grato ricordo pubblico qui di seguito uno dei suoi ultimi interventi che ben sintetizza lo stile e il metodo divulgativo (tratto da: Ordine Architetti Roma – Documenti di architettura)

Le trasformazioni del territorio nel tempo

Si parla continuamente di “centro storico” e di “periferia contemporanea”, attribuendo a questi termini significati vari e complessi su cui è il caso di soffermarci per chiarire eventuali equivoci e contemporaneamente evidenziare alcuni problemi.

Quelli che oggi sono i recenti quartieri di periferia sorgono su terreni che prima non erano coperti da edifici.

Erano generalmente terreni agricoli. Ma questo non significa che fossero una no man ‘s land deserta; erano coltivati, c’erano degli alberi, per lavorarli i contadini avevano tracciato stradine e sentieri, l’acqua piovana li attraversava secondo certe pendenze, c’erano delle case coloniche, delle stalle, dei magazzini ecc. Ed erano divisi in proprietà di cui spesso i confini erano ben evidenziati da barriere, siepi, limiti catastali ecc.
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Castelnuovo di Porto: un libro sulla Rocca Colonna

Non sono molti i paesi che possono vantare – come Castelnuovo di Porto – un Centro Storico pressocche’ intatto e per nulla mutato, nell’impostazione urbanistica, dall’epoca della sua formazione medievale. Il paese ebbe origine dal Castello dei Colonna, detto la Rocca, edificato nel punto piu’ alto di una ripida collina, intorno al quale si andarono a disporre, in cerchi concentrici, le case di abitazione. Lo sperone tufaceo, alto sulla campagna circostante, ha in pratica un’unica via di accesso carrabile, diretta alla Piazza e alla Rocca Colonna.

La Rocca e’ rimasta in abbandono fino al 2005 quando, con un cospicuo finanziamento pubblico, e’ stata sottoposta ad importanti lavori di recupero e ristrutturazione. Ad oggi i lavori sono terminati, la Rocca e’ visitabile, ed e’ in attesa di una definitiva destinazione d’uso.

Viverenuovo.it – ed il suo ideatore e creatore Primo Sommaro – fin dal 2005  ha seguito molto da vicino la preparazione e lo svolgimento dei lavori di recupero della Rocca, raccogliendo un corposo archivio fotografico e una notevole documentazione storica. Oggi una parte di questo materiale viene raccolto in un libro e pubblicato anche su Internet.

Di grande interesse sono sia le brevi note di spiegazione, sia il confronto fotografico del “prima” e “dopo” i lavori che, sull’ebook pubblicato su internet, da’ la possibilita’ di bene ingrandire le immagini per una visita della Rocca piu’ minuziosa che dal vero. E’ il caso dei bellissimi affreschi ritrovati sotto lo strato di intonaco (e attribuiti agli Zuccari), cosi’ come dei graffiti lasciati dai prigionieri sui muri della “Camera del Giudizio” (quando l’edificio era un carcere), o del confronto dallo stesso punto di vista dei prospetti o dei solai.

Un lavoro notevole, che merita la piu’ ampia diffusione, e che testimonia, oltre alla indubbia capacita’, la sincera affezione di un “castelnovese importato” per la storia e la cultura del suo paese.

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Revocato il Piano di Assetto del Parco di Veio. Persi due anni…

Il Commissario straordinario del Parco di Veio ha revocato la delibera del 9 dicembre 2009 con la quale il Consiglio direttivo allora in carica aveva adottato il Piano di assetto.

Dovrei in qualche modo commentare questa decisione, sia perché sono stato per oltre tre anni – fino all’avvento del Commissario – il vicepresidente del Parco, sia perché ho sempre sostenuto l’erroneita’ di quella adozione (votai contro) e la necessita’ di annullarla, e quindi l’odierna revoca é la dimostrazione che avevo ragione.

Ma la questione, dopo tutto l’impegno profuso, mi ha talmente rotto – scusate la franchezza – che ora do la notizia, e per il commento vediamo in seguito…

Qui i documenti

DELIBERA DI ADOZIONE dicembre 2009

NOTA PANE SUL PIANO giugno 2010

DELIBERA DI REVOCA dicembre 2011

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