Il 30 Giugno 2005 il Consiglio Comunale, su  unanime richiesta dei consiglieri di opposizione, ha discusso e votato una mozione che ha impegnato la Amministrazione Lucchese ad attuare una più concreta gestione del territorio di Castelnuovo di Porto. Quella che segue è la relazione del sottoscritto presentatore della mozione.

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Sig.Presidente, Sigg.ri Consiglieri,

Nel precedente mandato il Consiglio Comunale ha adottato tre importanti strumenti di regolamentazione e gestione territoriale: il nuovo REGOLAMENTO EDILIZIO (giugno 2001), il P. PART. DEL CENTRO STORICO (marzo 2003), la VARIANTE GENERALE AL PRG (dicembre 2003).

Tali atti a tutt’oggi non sono in vigore.

Il REGOLAMENTO EDILIZIO (RE) per sua natura avrebbe dovuto dettare:

a) norme amministrative di procedura compresa la regolamentazione della commissione edilizia comunale;

b) norme igienico sanitarie di edilizia;

c) norme di edilizia inerenti il posizionamento dei fabbricati e il loro aspetto esterno.

Invece fu approvato un Regolamento Edilizio molto più ampio, che cercava in qualche modo di chiarire e codificare le Norme Tecniche di Attuazione al PRG vigente, ritenute insufficientemente chiare e di univoca interpretazione.

Di fatto tale Regolamento non è mai entrato in vigore in quanto, nelle more della sua ratifica da parte degli Organi amministrativi sovraordinati (Regione e/o Provincia) è entrato in vigore il Testo Unico sull’Edilizia (DPR 380/2001) che ha uniformato la normativa nazionale, e dettato le norme su molti argomenti contenuti nel suddetto nuovo Regolamento Edilizio di Castenuovo di Porto, che si è trovato ad essere superato prima ancora di essere vigente.

Ad oggi Castelnuovo di Porto si trova in vigenza il vecchio ed obsoleto, di 35 anni fa, Regolamento Edilizio, né si ha notizia, a distanza di alcuni anni, di una eventuale iniziativa amministrativa per la correzione del Regolamento già approvato nel 2001, o per la redazione di uno nuovo.

Va sottolineato che il Regolamento Edilizio a Castelnuovo di Porto ha particolare vigenza nel Centro Storico, in quanto, in assenza del Piano Particolareggiato di questa particolare zona, regolamenta gli impianti e le opere di rifinitura eventualmente in contrasto con il carattere estetico degli edifici. Per esempio infissi di alluminio, grondaie, davanzali, parapetti, caldaie e condizionatori esterni, luci esterne eccetera.

IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO (PPCS) avrebbe senz’altro costituito uno strumento più efficace per la tutela del centro storico stesso rispetto al regolamento edilizio, se solo fosse entrato in vigore. O meglio, se fosse entrato in vigore uno strumento contenente una efficace tutela: il travagliato iter del Piano presentato da questa Amministrazione, le argomentazioni delle opposizioni presentate, e la stessa natura del progetto improntato su un futuribile nuovo centro storico con vocazione turistica e ricettivo – alberghiera, piuttosto che su un recupero e ripristino della naturale funzione abitativa, fanno dubitare che possa esserci la approvazione definitiva da parte degli organi sovraordinati, se non a costo di radicali e strutturali modifiche. Che comunque impegnerebbero altro tempo e procrastinerebbero la attuale situazione di incertezza.

Il Piano adottato, in quanto in variante al vecchio PRG, e non meramente attuativo del PRG stesso, va a ricadere fuori della potestà attuativa autonoma del Comune, e richiede un iter di formazione equivalente ad un nuovo PRG o a una sua variante; ciò, oltre a comportare tempi lunghi, non appare congruo con le urgenze pregresse e anche recenti che il Borgo antico presenta.

Le infiltrazioni di acqua ai piani terra, la mancanza di condomini costituiti regolarmente e le conseguenti difficoltà manutentive, la notevole recente rivalutazione dei valori delle vecchie abitazioni e la conseguente sostituzione degli originari abitanti con nuovi “estranei”, sono alcune delle problematiche del C.S. che il Consiglio Comunale potrà discutere come affrontare, e sulle quali saranno avanzate proposte operative, unitamente al recupero della Rocca Colonna, che non potrà ovviamente prescindere dalla Piazza e dal Borgo che la circonda, né formalmente né funzionalmente.

La VARIANTE GENERALE AL PRG è il quadro di insieme, che normalmente viene prima degli strumenti operativi subordinati, (come il PPCS, ed altri Piani Particolareggiati tuttora mancanti) e dà l’indirizzo generale a tutto il territorio comunale. Va detto, per obbiettività, che quasi mai questo accade, sia perché la legislazione è estremamente complessa e subisce continue modifiche, sia perché le amministrazioni preferiscono agire per stralci settoriali di varianti limitate e non rischiare la immobilità che il lungo e complesso iter di un nuovo PRG comporta.

Perché immobilità? Perché al momento della adozione di un nuovo strumento di pianificazione entra in vigore il periodo di salvaguardia, ovvero sono applicabili solo le norme più restrittive, che esse appartengano al vecchio o al nuovo PRG. In altri termini nel periodo di tempo che intercorre tra la adozione e la definitiva vigenza del nuovo PRG lo sviluppo del territorio è fermo, in una sorta di stand-by che, nell’attesa di una direzione, giustamente non permette alla Comunità di andare in nessuna direzione. Non più nella direzione passata, perché superata dalla nuova, non ancora verso la nuova direzione, perché essa è da verificare e vagliare a cura dei cittadini innanzitutto (con le osservazioni ), poi degli organi sovraordinati, o addirittura della stessa Amministrazione proponente se essa si avvede di errori od omissioni che può correggere in autotutela.

Castelnuovo di Porto si trova oggi, a un anno e mezzo dalla adozione della VARIANTE al PRG, in quella sorta di limbo operativo sopra descritto, periodo di salvaguardia, che si preannuncia lunghissimo e perciò gravemente penalizzante per la Comunità. Infatti l’iter prevede che, dopo la presentazione delle Osservazioni dei cittadini, la Amministrazione dia ad esse una risposta con delibera di Consiglio Comunale, e solo successivamente il Piano venga inviato alla Regione dove inizia la seconda parte del percorso di approvazione. Ad oggi non si è avuta convocazione del Consiglio sulle Osservazioni, nonostante risultino esperite tutte le formalità (istruttoria tecnica, commissione urbanistica ecc) necessarie.

Come mai? Ci si è accorti che il Piano è sbagliato e deve essere rivisto? Normali tempi burocratici?

Il Consiglio Comunale potrà discutere queste domande e poi votare una mozione che impegni il Sindaco ad atti amministrativi da farsi in tempi certi.

Va infine rilevato, dal quadro di insieme, che il proposito migliore del Sindaco Lucchese, quel “DOVERE DI GOVERNARE”, tanto più condivisibile quanto più si ha presente la difficoltà e la fatica di prendere decisioni, male si accompagni nella gestione territoriale dell’Ente Locale ai progetti copernicani, al “rifare tutto daccapo” , ciò a prescindere dal merito dei progetti presentati.

Nell’Ente Locale pubblico – diversamente che nell’Ente economico privato – è opportuno il processo decisionale dal basso, che si traduce in una sommatoria di piccoli o medi interventi solo coordinati dalla gestione politico – amministrativa, la quale ha il compito non di inventare, non di attuare le sue idee soggettive, ma piuttosto di decifrare e dare ordine alle vocazioni espresse dalla Comunità.

Appare evidente, dalla analisi di 6 anni di attività della Amministrazione riguardo alla programmazione e gestione del territorio, che ci sia stata una carenza di metodologia progettuale di indirizzo politico – amministrativo.

Il fatto che in 6 anni di amministrazione non sia stato prodotto nessuno strumento operativo sul territorio non può essere uno sfortunato caso. Probabilmente il “dovere di governare” deve proseguire con un “concretamente” sul quale è auspicabile un confronto in Consiglio Comunale.

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