Su Piazza Vittorio Veneto si affacciano i Palazzi del Potere, come avviene un po’ in tutti i paesi. La Chiesa, il Municipio, il Castello. Da noi si chiamano rispettivamente Santa Maria Assunta, Palazzetto Paradisi, e Rocca Colonna.

La Cattedrale di Santa Maria Assunta sembra testimoniare il rapporto della Chiesa col paese. L’edificio è grande, molto grande, un volume esagerato, ma non guarda la piazza, è messo di lato. Il suo ingresso non dà sulla piazza – come di solito fanno Chiese – ma su uno slargo secondario. Un piccolo ingresso laterale sta invece sulla Piazza, e molti entrano in Chiesa da lì, quasi di soppiatto, tagliano via l’accesso ufficiale e appena entrati si ritrovano al centro della navata. L’ingresso ufficiale della Chiesa sta proprio di fronte al Municipio, ma si tratta di un fatto voluto dal Potere Comunale, non certo dalla Chiesa. Perché Palazzetto Paradisi sta davanti alla Chiesa come casa di una ricca famiglia, e non fu costruito per diventare Municipio. Il Municipio stava dove adesso manca un lato della Piazza, che se la guardate ha solo tre lati e il quarto non c’è, come una stanza senza una parete. Entrando in piazza a sinistra c’è una specie di terrazza: lì c’era il Palazzo del Comune, fino a qualche decennio fa. Fu demolito perché pericolante si dice, ma comunque fu demolito e non ricostruito; il Potere voleva evidentemente lasciare il Centro storico, le sue viuzze senza macchine, quelle case tutte scrostate e quei ricordi di fame e camini accesi. Costruirono il nuovo Municipio poco più in là, fuori dal centro storico, e al posto di quello vecchio lasciarono il vuoto, con la vista dei dintorni che sembrava accompagnare la campagna nel vecchio paese.

Così la Piazza rimase monca, ma i bravi paesani l’accettarono senza storie. Restava sempre la Rocca, il castello dei Colonna a caratterizzare il lato principale, quello di fronte all’unico ingresso della Porta Maiori. A ben vedere il lato della Piazza dalla parte del castello non è esattamente il Castello ma, appunto, la Rocca, la roccia, una parete di tufo sulla sommità della quale si trova poi l’edificio. Ovvero il nostro Castello non è a livello della Piazza, ma ben più in alto, così che per entrarci bisogna salire delle lunghe scale,  ma c’è un ingresso più comodo sul retro, dove si arriva da una viuzza. Anche questo, se ci pensate, è un segno che caratterizza Castelnuovo di Porto: la Piazza, l’agorà, il luogo della vita quotidiana dei cittadini sta in basso, il Castello in alto, che per guardarlo bisogna alzare la testa verso il cielo.

Ricapitolando i segni della piazza, abbiamo su un lato il muro di una Chiesa quasi estranea, su un altro lato il basamento di un Castello che sta più in alto e un ex Palazzo nobiliare trasformato in Municipio; un altro lato manca del tutto. Il quarto lato testimonia un sacco di cose. C’è un palazzo – che ospita gli ultimi negozi superstiti – raffazzonato e rimaneggiato con interventi brutali, neppure nascosti dall’intonaco che non c’è. Si vedono i solai in cemento, il tufo dei blocchetti, le aperture delle finestre fatte alla bell’è meglio, una scala senza criterio, e così via. Il povero edificio, se osservate com’era una volta e com’e’ oggi, narra da solo il declino di Castelnuovo; quello dei cittadini, non certo dei Poteri. Perchè se girate lo sguardo, e vedete poi la Rocca restaurata, Palazzetto Paradisi rinnovato, la Chiesa ridipinta, vi sembrerà evidente come il Potere, qui, oggi, pensa solo ai simboli e a sé stesso. Perchè manca un progetto di Piazza per le persone, e i palazzi restaurati sono singoli episodi che non comunicano tra loro. Che danno come risultato una Piazza che ha perso la sua vecchia  funzione. Una piazza espugnata dal Potere, ridotta a scenografia senza cittadini, a immagine senza contenuti.

I cittadini stanno fuori, seduti in fila in anticamera sulle panchine sotto al palazzo che si diceva, raffazzonati e rimaneggiati come lui.

(E.P. – 12/11/2006)

       

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