COMUNE DI CASTELNUOVO DI PORTO
Adunanza del Consiglio Comunale in data 20/12/2005
Mozione: “Indirizzo per la designazione di candidato nel Consiglio Direttivo del Parco di Veio”
Presentata dal Consigliere Enrico Pane
RELAZIONE
Il nostro paese, Castelnuovo di Porto, ha alle spalle una storia e una cultura che – seppure costantemente “messe in ombra” dalla “grandezza di Roma” – non devono e non possono essere trascurate.
La vicinanza di Roma a Castelnuovo di Porto ha rappresentato nel corso dei secoli passati, lo sfondo imprescindibile di ogni vicenda del Paese, che tuttavia non ha impedito alla popolazione locale di sviluppare un proprio autonomo percorso esistenziale, un insieme di attività lavorative, usi, costumi, linguaggio, che, nel sentimento generale, prende il nome di “cultura”.
La comune accezione del termine “cultura”, con i segni obbligatori che ne confermano l’esistenza, quali il linguaggio scritto, una letteratura, una economia ecc., altro non è che la cultura dei popoli vittoriosi, i segni visibili di coloro che hanno sconfitto altri popoli, vinti e perciò invisibili ai posteri.
Ciò non significa che i popoli sconfitti, o i popoli da sempre subalterni, come sono senza colpa i Castelnuovesi a causa della vicinanza dell’Urbe, debbano per sempre abdicare alla cura e alla conservazione delle tracce del loro passato, che sono, seppure non scritte, seppure di importanza in assoluto “minore”, sicuramente definibili come “cultura”.
In un mondo che, proprio perché globalizzato nelle merci e nei saperi tecnici, ha la assoluta necessità di provvedere alla conservazione attenta delle diversità locali, la ricerca e la conservazione dei “segni” del passato sono il compito primario e basilare della conduzione politico – amministrativa locale.
Ciò è oggi tanto più possibile, quanto più il modello culturale o multiculturale urbano di stampo occidentale è in crisi profonda, e la “cultura metropolitana” romana, lungi dall’essere più un modello, mostra con evidenza il ribaltamento della qualità di vita dei suoi cittadini, rispetto agli abitanti dei sobborghi: oggi si vive meglio a Castelnuovo di Porto rispetto a Roma, fatto del tutto impensabile solo alcuni decenni fa.
La condizione e il patto da stipulare affinché l’onda lunga della Metropoli non finisca per sommergere le nostre lande sub-urbane – ieri arretrate e, come detto, subalterne, ed oggi invece privilegiate – è la autonomia gestionale ed economica del territorio, da farsi con la robusta consapevolezza della identità locale, senza conferimento di deleghe o potere a chi non può identificarsi totalmente con il nostro territorio.
Nell’ottica fin qui introdotta, assume particolare rilievo e importanza la gestione amministrativa del Parco di Veio.
Il Parco, tra i soggetti recenti come istituzione (meno di 10 anni), copre esattamente il 34,6% del territorio comunale castelnuovese, circa 1000 ettari su 3000 di tutto il Comune. Solo queste cifre sono già sufficienti a dirne l’importanza. Ma c’è di più, molto di più.
I territori di Castelnuovo all’interno del Parco sono per una buona parte pubblici, e questo deriva proprio dalla storia e dalla cultura antica castelnuovese. Essi erano le terre della Università agraria, termine contratto di “Universalità”, ovvero erano le terre date in uso alla comunità contadina dal Signore del Castello, per intenderci. Oggi sono del Comune, cioè di tutti, e ad esse sono legati profondamente i castelnuovesi nativi, i ricordi dei loro antenati, le immagini della antica vita del paese che ho avuto la fortuna di ascoltare.
Ai territori del Parco, in buona sostanza, sono vincolati quei valori castelnuovesi che, proprio perché fatti di radici culturali, proprio perché intangibili, non sono in alcun modo commerciabili per nessuna Comunità. Ove ciò avvenisse, allorquando per motivi diversi o contingenti, per caso o per necessità, una comunità locale derogasse da questo principio, mettesse – poco o tanto – sul mercato la sua storia, a quel punto la mia opinione è che la Comunità stessa avrebbe contrattato la sua fine, iniziato l’irreversibile cammino verso la sparizione.
Ma ancora: gli svantaggi di ieri, e quindi la mancanza di infrastrutture “civili” e la natura agricola dei territori che oggi sono perimetrati dal Parco, possono e sono già oggi le solide basi di uno sviluppo economico nuovo e diverso, verso il quale nazioni più evolute già si indirizzano da tempo, che ha soltanto necessità di essere strutturato e coadiuvato da chi governa il territorio. Mancano oggi i pezzi di carta, insomma, non le forze e le capacità né il mercato. Manca una gestione amministrativa aggiornata e sincronizzata con le nuove forme della economia possibile, quando normalmente, in tali casi, avviene il contrario: ci sono i progetti di carta, ma mancano le persone e la cultura di base.
Risulta a questo punto sufficientemente esplicitata la importanza che il Consiglio Direttivo del Parco di Veio, che prossimamente andrà ad essere insediato dal Consiglio Regionale del Lazio, e che durerà ben 5 anni, risulti composto da persone che, sui concetti e sui principi sopra espressi, offrano le garanzie più ampie. Almeno le nomine (tre) che competono alla “Comunità del Parco”, ovvero ai Sindaci, saranno espressione della storia e della cultura locale.
Certamente a Castelnuovo di Porto non compete automaticamente la nomina di un suo diretto rappresentante nel Consiglio Direttivo. Tuttavia Castelnuovo di Porto, ovvero il suo Consiglio Comunale per i criteri, e successivamente il suo Sindaco per la individuazione della persona, ha non solo il diritto, ma il dovere di fare il possibile affinchè il Parco sia nelle mani delle giuste persone.
12/12/2005