INTERVISTA AL PRESIDENTE DI ME.TRO. ROMA STEFANO BIANCHI PUBBLICATA SUL “CORRIERE DEL TEVERE” DI MARZO 2006
Entro nella sede della Me.Tro, sulla Tiburtina, lasciando una scia d’acqua per i corridoi di lineleum grigio. Il 23 febbraio 2006 piove a dirotto e io arrivo da Castelnuovo di Porto con lo scooter perché treni in queste ore non ce ne sono. La Segretaria del Presidente è molto gentile, accende una specie di ventilatore ad aria calda per farmi asciugare. Dopo un po’ accompagna dal Presidente. Mi siedo, ancora gocciolante e infreddolito.
“Ci vuole il treno, Presidente!”
“Eh, lo so bene. Sono pendolare anch’io. Purtroppo, vede, ci vuole il tempo che ci vuole, anche mettendoci il massimo impegno.”
Sulla scrivania c’è un vassoietto con il pranzo appena consumato lì in ufficio. Il telefono squilla varie volte. Stefano Bianchi è un uomo in trincea.
“Questa è una azienda che gestisce strutture vecchissime, concepite in un’altra epoca” .
“Che si fa, allora?”
“Si fa il possibile, ecco le cose concrete” risponde Bianchi: “Tre treni nuovi sono già arrivati. Altri cinque arriveranno uno al mese da marzo in poi. Altri 7/8 treni, è una notizia che le do in anteprima, li ordineremo prossimamente, appena avremo i fondi. Entro ottobre assumeremo alcune decine di macchinisti e capitreno che mancano. Da febbraio è aperta la nuova stazione di Montebello, con 350 posti auto, come posteggio di scambio.”
“Capisco, Presidente, ma non mi sembrano cambiamenti sostanziali. Quando finirà la vecchia suddivisione tra Roma e i paesi della via Flaminia? Ormai chi abita nel raggio di 30 km da Roma deve avere gli stessi servizi della metropoli, la stessa frequenza del treno, non le pare?”
“Certamente è così, ma in pratica siamo in ritardo di decenni” dice il Presidente di Me.Tro.”Perché, vede, non è solo questione di treni e binari, ma anche di infrastrutture di supporto. Per esempio le linee elettriche sono quelle di una volta, e non portano più di un tot di kilowatt. I cavi si scaldano e la linea salta. Lei pensi che un anno fa, quando diventai presidente di Me.Tro, si aveva a malapena una previsione del flusso dei viaggiatori. Sapevamo che la ferrovia Roma – Nord portava 75.000 persone al giorno, delle quali 60.000 nella tratta urbana e 15.000 in quella extraurbana, e basta. Oggi la Provincia di Roma e la Me.Tro stanno lavorando per avere un quadro realistico della situazione, che ci dica anche della richiesta futura dei viaggiatori su questa linea. Sarà pronto per il prossimo aprile. A questo proposito le faccio un altro esempio. Noi non sappiamo dai Comuni quali sono le reali previsioni di aumento degli abitanti o le esigenze dei pendolari. Coi Municipi non abbiamo contatti. Ci vorrebbe un coordinamento con loro, ma anche per questo ci vuole tempo, mi creda, non è facile.”
Guardo fuori dalla vetrata dell’ufficio. Bella roba: la pioggia è aumentata.
“Certo che se i Comuni non si muovono, non chiedono, non collaborano…”.
“…Da un lato. Dall’altro lato ci sono le Istituzioni sopra di noi, la Regione, il Governo, che impostano e finanziano i trasporti pubblici. La famosa “cura del ferro” dell’area metropolitana romana è rimasta sulla carta, finora. Io non posso progettare il raddoppio dei binari o quello che vuole lei, se le Istituzioni non ce l’hanno nei programmi. Devo lavorare con quello che ho, che nella impostazione risale a 70 anni fa.”
“Però un segnale di novità si potrebbe mandarlo, no? Lo facciamo un treno della domenica che vada e torni dal Parco di Veio, dove si possano caricare le biciclette? I romani non sanno di avere un grande parco a pochi minuti”
“Guardi, tutte le iniziative culturali legate alla ferrovia mi trovano più che favorevole. Oltretutto il treno fermo per l’azienda è un danno, e il treno che viaggia con i passeggeri un guadagno. Vedremo. se il Parco, i Comuni, la gente lo chiederà, potremo pensare qualcosa.”
Riparto per Castelnuovo con lo scooter sotto l’acqua. La prossima volta, quanto ci metto ci metto – giuro – prendo il treno.