Ieri Francesco Rutelli, Ministro dei Beni Culturali, ha annunciato provvedimenti concreti del Governo riguardo alle politiche territoriali locali. Nello specifico il nuovo Codice dei Beni ambientali e del paesaggio conterrà misure prescrittive nei riguardi delle Amministrazioni pubbliche che hanno competenza sul territorio, e verrà istituito un nucleo di Carabinieri ad hoc. A leggere  il resoconto giornalistico della conferenza stampa, sembra che Rutelli abbia fatto un giro a Castelnuovo di Porto. Le argomentazioni portate a supporto della necessità di evitare la edificazione di casette su casette a bassa densità sono perfettamente applicabili al nostro paese e al costante consumo di suolo pervicacemente voluto dal nostro Sindaco e dalla sua maggioranza.

Per la verità “villettopoli” non è una specialità di Castelnuovo di Porto, ma è un po’ tutta l’Italia che risente del fenomeno. Le cause, per dirla in breve anche se approssimativamente, sono nell’aumento dei valori immobiliari un po’ dappertutto, e nel modello residenziale “americano” delle villette con giardino che arriva da anni e anni via telefilm nelle case di tutti.

C’è poi – e Rutelli lo ha sottolineato – la apposita inadeguatezza dei tecnici comunali, voluta dai politici locali ai quali fa comodo una gestione territoriale “confusa”, perché in mezzo alla confusione c’è più spazio per favoritismi agli “amici”, forieri di simpatie e conseguenti voti. Il Ministro ha ironizzato dicendo: “La carne è debole…”.

Ad ogni modo, per questi ed altri motivi, in Italia si è registrato negli ultimi 10 anni un elevatissimo consumo di suolo, ovvero di superfici di campagna sottratte alla agricoltura ed edificate. Se pensiamo che fin dal dopoguerra è apparso chiaro che la migliore qualità abitativa si ottiene nella organizzazione urbana e nella fornitura di servizi alla popolazione, è evidente che la sostituzione di pezzi di campagna con brani di “villettopoli” – che come servizi hanno (forse) una strada sterrata – è quanto di peggio possa capitare ad una comunità ex-rurale che si evolve alla ricerca un nuovo assetto territoriale.

Infatti i servizi, se non sono concentrati territorialmente sono costosissimi, e questo costo va a carico di tutta la comunità, senza distinzioni. Anzi, chi ha meno soldi i servizi li paga di più, in proporzione al reddito.

Ne sa qualcosa, per tornare a Castelnuovo, l’Assessore Bali che in questo periodo sta cercando di organizzare il nuovo trasporto scolastico. Castelnuovo di Porto ha avuto uno sviluppo così “polverizzato” che ci sono bambini da andare a prendere a decine di chilometri di distanza l’uno dall’altro, con conseguenti costi elevatissimi a carico del Comune. E si tratta di scuola dell’obbligo, dove è un diritto andarci, non una facoltà.

Così come è diritto di tutti avere l’acqua potabile nelle case, il gas, le fognature, i lampioni per strada e così via. E di questo ne sa l’Assessore ai Lavori Pubblici, che ad ogni bilancio annuale deve decidere chi accontentare e chi no.

In questo modo le finanze del Comune sono aggravate e i cittadini restano nel disagio. Bisogna cambiare strada. Ma c’è qualcosa che lo impedisce, a Castelnuovo come nel resto d’Italia. Nella nuova “Carta delle autonomie” in preparazione a livello di governo nazionale, si sta rivedendo il percorso che ha portato alle Autonomie locali come sono adesso, ovvero alla totale indipendenza degli oltre 8.000 comuni italiani per ciò che riguarda la programmazione e gestione del territorio. Che per l’80%, come dice Rutelli, è gestito da comuni piccoli e piccolissimi, ciascuno dei quali fa come vuole.

Perché mica sempre capita un Sindaco in gamba, come sappiamo. E se i paesi piccoli sono vicini a una metropoli, son case facili per tutti. Con tanti saluti a tutto il resto.

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