L’attuale Sindaco – ormai sono 8 anni – ha causato a Castelnuovo una bella serie di problemi. Che sono anche difficili da individuare ed elencare, perché attengono tutti al non fatto piuttosto che al fatto, a quello che si sarebbe potuto fare e invece niente.

Scuola, viabilità, assetto urbanistico, servizi, commercio, area industriale, agricoltura e allevamento, l’elenco delle cose non fatte è lungo, e per ognuna di esse si potrebbe scrivere una storia.

Ma secondo me il danno più grosso che Lucchese ha causato a Castelnuovo è paradossalmente di tipo culturale e gestionale. Paradossalmente perché proprio lui, il manager – filosofo, quello delle citazioni colte, ha imposto il modello amministrativo della improvvisazione e della approssimazione, strutturato secondo il criterio che le regole democratiche, i regolamenti, la burocrazia in genere, sono mali necessari.

Ormai si è instaurata a Castelnuovo una gestione amministrativa pubblica condotta con logica privatistica, per cui quello che conta non è “fare” con il contributo di tutti, ma bensì convincere tutti che è necessario fare quello che sta nella testa del Capo. Che oltretutto non è chiarissimo, visto che ogni tanto si cambia rotta. E neppure concreto, visti i risultati.

Il Consiglio Comunale è il teatrino di questa logica, e a nulla valgono i rilievi che possono fare i Consiglieri di Opposizione, a voce alta o a voce bassa, con toni accesi o con toni pacati non serve a nulla: la base della struttura amministrativa messa su da Lucchese è la ferrea compattezza della Maggioranza, una noce di cocco dura e inscalfibile da qualsiasi parola.

Questa impostazione, da Consiglio di amministrazione di società per azioni, negli Enti privati è giusto che ci sia: si hanno degli obbiettivi da raggiungere, il Capo sa come fare, e il Consiglio lo supporta. I Consiglieri rappresentano gli azionisti e il fine è di solito commerciale, aumentare il fatturato, le vendite eccetera.

Ma nell’Ente Pubblico come il Comune la questione è sostanzialmente diversa: si tratta di amministrare qualcosa che è di tutti, ed il fine è etico, non commerciale. In Municipio ci sono virtualmente tutti, anche quelli che dissentono, e anche quelli che non votano. Per questo vigono i meccanismi burocratici, le regole, il sistema delle votazioni, perché sulla cosa pubblica sono necessari il controllo e la partecipazione democratici.

L’Amministrazione di Lucchese è da sempre impostata come una noce di cocco al cui interno si svolge ogni cosa, con l’Opposizione vissuta come un martello che vuole solo spaccare il guscio. Ciò fatalmente ha finito col produrre una cultura amministrativa aberrata, sulla quale scivola via ogni obiezione, perfino il fatto che i Revisori dei Conti scrivano, come hanno scritto, che “mancano piani e obbiettivi di gestione riferiti al programma amministrativo”.

Neppure questo ha intaccato il guscio, e all’interno della noce di cocco c’è l’ampio agio di fare e disfare, programmare e cambiare idea, iniziare e lasciare a metà e così via senza dovere spiegazioni a nessuno. Solo per fare qualche esempio, in 8 anni si possono costruire centri raccolta rifiuti e poi decidere di fare il porta a porta, progettare una nuova scuola e non averne neanche il terreno, iniziare a rifare una piazza ed interrompere i lavori a metà, tenere sulla corda da anni i cittadini dicendo che il Piano Regolatore è imminente e non mandarlo mai avanti, restaurare la Rocca ma non averne deciso la destinazione.

L’impostazione a guscio chiuso che Lucchese ha dato alla sua amministrazione, gli permette di tenere celata l’ondivaghezza delle sue intenzioni, e anche di capeggiare una struttura decisionale pronta e flessibile ad ogni opportunità eventuale, ma ha ormai ipotecato culturalmente oltre che la vecchia, anche la nuova generazione di Amministratori castelnovesi. La generazione dei 30-40enni castelnovesi, che dovrebbe essere una speranza per tutti, appare in parte evaporata e in parte del tutto rintanata nella noce di cocco. Sembra avere ormai assorbito uno stile, e forse non sarà più capace di emanciparsi.

Vedremo al prossimo Consiglio Comunale del 4 aprile se la giovane Presidente Diociauti, già nominata da tutto il Consiglio all’unanimità, e quindi voluta anche dalla Opposizione come segnale di rinnovamento, dopo essersi irrevocabilmente dimessa due mesi fa, darà delle spiegazioni convincenti del suo rientro. Vedremo se si apre una finestrina nel guscio.

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