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Roma ha un nuovo “Piano Regolatore”. Dopo quasi cento anni il consiglio comunale ha votato ieri sera (alle 19,30 in punto) le regole urbanistiche della città. E’ stato approvato con 37 sì della maggioranza, 20 no del centrodestra, nessun astenuto. E anche se, come ha ricordato il capogruppo del Pd Pino Battaglia “era dal 1909 che non si votava in aula Giulio Cesare il Piano regolatore”, l’approvazione è avvenuta fra le urla “vergogna, vergogna” dell’opposizione e quelle dei manifestanti per la casa sul piazzale del Campidoglio. Ma a sancire la solennità del momento il Sindaco era presente in aula: “È stato approvato dalla democrazia della città – sono state le parole di Walter Veltroni, ricordando che dal 2001 si lavorava per il Piano – Abbiamo fatto quanto promesso”. Il “dibattito alto” che si augurava l’assessore all’Urbanistica Roberto Morassut nel portare a termine la sua “missione”, non c’è stato. Anzi. Buona parte del pomeriggio di ieri più che dalla discussione in aula è stato contrassegnato da tentativi di accordo con l’opposizione (e nel primo pomeriggio sembrava quasi che fosse così) per evitare una sorta di prova di forza sui 14.000 ordini del giorno presentati dal centrodestra come ostruzionismo, da una lunga riunione dei capigruppo, finita senza nessuna intesa, e da consultazioni con il segretario generale del Campidoglio per capire come andare avanti. E così è avvenuto quanto ipotizzato: prima del Piano è stata decisa (con 33 voti a favore e 16 contrari) la posticipazione dei 14.000 ordini del giorno dell’opposizione. Approvazione contrassegnata da tre consiglieri del centrodestra che si sono incatenati ai loro scranni: Dino Gasperini dell’Udc, Fabio Sabbatani Schiuma de “La Destra” e Pasquale De Luca di “Forza Italia”, per protestare contro “un atto unilaterale e contrario allo spirito democratico”. E preceduta dalla proposta dell’assessore all’Urbanistica di votare in blocco gli ordini del giorno “ed accoglierli come raccomandazioni della Giunta”. “Non li ha letti, ve ne sono alcuni che prevedono una settimana di sospensione dei lavori”, ha detto il capogruppo di An Marco Marsilio; “Li ritiro se si ritira il Piano Regolatore”, ha aggiunto Fabio Schiuma. “La consiliatura si è chiusa nel modo peggiore – ha concluso il leader di An Gianni Alemanno – e la responsabilità non ricade sull’opposizione, ma sulla Giunta che ha fatto una scelta a favore dello spettacolo e non dei cittadini”. “Una partita dove si è barato”, ha aggiunto Michele Baldi di Forza Italia. “Abbiamo sciupato un’opportunità grande, non certo per responsabilità nostra”, ha replicato Pino Battaglia. E Carlo Fayer, capo gruppo della Lista civica “Per Veltroni” parla di ” pagina triste per la storia della città, per colpa di una minoranza che non ha ascoltato il nostro appello”. “Un risultato straordinario” dice l’Assessore Regionale all’Urbanistica Massimo Pompili. Approvato il Piano il Consiglio Comunale (ma nella maggioranza i Consiglieri Zambelli e Stampete non l’hanno votato) ha tempo fino al 24 febbraio per andare avanti. Oggi si riunirà per le dimissioni del sindaco, ma ogni delibera importante verrà chiusa qui. Nessuna variante verrà discussa, né “Le Torri” dell’EUR, né il “Millennio” alla Magliana, né la “Bufalotta”. Ad annunciarlo ufficialmente Adriana Spera di rifondazione nel suo intervento: ” Qualsiasi variante si rimandi alla prossima consiliatura e al prossimo Sindaco”. Le tensioni, ieri, non sono state solo dentro l’aula: in Piazza del Campidoglio circa 200 attivisti di “Action” hanno protestato per la “questione casa”. Un manifestante è stato anche ferito e ha riportato un lieve trauma cranico. La protesta si è in parte calmata quando un a delegazione è stata ricevuta dal Presidente dell’’ula Mirko Coratti: della “casa” forse, se ne parlerà domani. (Lilli Garrone)

Intervista a Daniel Modigliani (“L’UNITA’)

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