Parecchie persone chiedono delucidazioni sulla situazione che sta passando il Comune di Castelnuovo di Porto dopo la revoca del Piano Regolatore e anche sulle prospettive politico – amministrative future.

Sul futuro non so dire, se non che tra circa sei mesi ci saranno le elezioni, dalle quali uscirà il nuovo Sindaco e la nuova Giunta, e che solo a quel punto si potrà avere una prospettiva. (In proposito, per inciso, il sottoscritto considera conclusa la sua esperienza e ha già deciso di non candidarsi).

Posso invece provare a dare la mia interpretazione della attuale fotografia del Consiglio Comunale, alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi.

Va innanzitutto ricordato che il sistema elettorale prevede 12 consiglieri di maggioranza, Sindaco compreso, e 5 consiglieri di minoranza. In questi 5 posti ci sono i rappresentanti di tutte le altre liste alternative a quella del Sindaco.

Fino a settembre scorso i 12 hanno governato di comune accordo Castelnuovo di Porto. Tra settembre e ottobre tra loro si è verificata una profondissima divergenza di opinioni sul tema del Piano Regolatore che ha portato, dopo vari accadimenti, a una frattura: 7 da una parte e 5 dall’altra. Sette non volevano più il Piano Regolatore in corso di elaborazione, cinque volevano invece andare avanti.

L’opposizione, dal canto suo, aveva sempre fatto l’Opposizione, ovvero aveva sempre aspramente criticato il Piano Regolatore, che era stato il comune denominatore di Consiglieri Comunali di differente provenienza.

Con il “cambio di linea” sul Piano Regolatore da parte dei 7, su questo specifico tema ci si è trovati in 12 (7 maggioranza + 5 Minoranza) contro 5 di Maggioranza.

Con questa sostanziale proporzione il 18 novembre scorso  il Consiglio Comunale ha deliberato il “ritiro” del PRG adottato nel 2003. (In realtà i voti a favore del ritiro sono stati 9 e non 12, perché 3 della Minoranza si sono astenuti, non condividendo appieno le motivazioni poste a base della deliberazione).

Va ora ricordato che, come espressamente prevede la normativa, il voto contrario a quanto proposto dal Sindaco non ne provoca automaticamente la caduta. Ovvero, in sostanza qualche Consigliere tra i 12 può anche votare sporadicamente contro i suoi colleghi e contro il Sindaco, ma questo non provoca automaticamente crisi politico – amministrative.

Senonchè i 5 di maggioranza che non hanno seguito il Sindaco nel suo cambio di rotta non si sono limitati all’episodio e all’argomento Piano Regolatore, ma ne hanno fatto una questione molto più grande e importante, di rotta politica in generale. E quindi nel Consiglio Comunale successivo hanno attuato la tattica dell’ostruzionismo, gesto tipico delle opposizioni più dure e meno dialettiche. Il Sindaco dal canto suo ha rivisto gli assessorati, facendo un piccolo “rimpasto” e distribuendo le deleghe solo tra i 7 che stanno con lui. La divisione della Maggioranza si è quindi completata.

A questo punto risultano ribaltati i rapporti di forza in Consiglio Comunale, dove oggi contro l’Amministrazione Lucchese ci sono 10 consiglieri (5 di Opposizione come tali eletti + 5 di Maggioranza), e a favore 7. Quindi il Sindaco non ha una sua Maggioranza.

Questa è oggi la fotografia del Consiglio Comunale.

Va aggiunto che questa situazione è dovuta esclusivamente ai 12 di Maggioranza e alle loro divergenze sul PRG, in quanto la Minoranza su tale argomento è sempre rimasta al suo posto e nel suo ruolo: sono stati il Sindaco e i suoi 7 a cambiare posizione, facendo proprie le tesi della Opposizione con quattro anni di ritardo. Dall’altro lato i 5 di Maggioranza che si sono separati, non hanno voluto seguire la rotta dei loro colleghi e del Sindaco, che nel nostro sistema elettorale è il diretto responsabile della linea politica e amministrativa.

Per concludere, vi è una questione amministrativa e una invece politica. Per la prima, il Sindaco può anche amministrare il paese senza avere una maggioranza precostituita, ma chiedendo di volta in volta che i Consiglieri Comunali votino a favore delle sue proposte di deliberazione. Che, se bocciate, non provocano automaticamente la sua decadenza.

Per la seconda, essendo partiti in 12 e ritrovandosi in 7, andrebbe forse fatta un’analisi e una riflessione sui motivi del fallimento di un progetto politico – amministrativo che si è sviluppato a Castelnuovo di Porto negli ultimi 10 anni. Traendone le dovute conclusioni.

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