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Giungono numerose richieste di resoconto**  e commento del Consiglio Comunale del 24 marzo a Castelnuovo di Porto. Si è effettivamente trattato di un Consiglio importante, un passaggio cruciale a due mesi dalle elezioni amministrative del prossimo Giugno. Cruciale per le questioni da votare: una mozione di sfiducia al Sindaco richiesta (tra gli altri) dai Consiglieri Ballini, Pedicino e Rossini; la notifica della incompatibilità alla carica di consigliere comunale per gli stessi Ballini, Pedicino e Rossini; il riesame del Bilancio Consuntivo 2007, già bocciato a Natale. In più il Consiglio si è tenuto nell’attuale periodo pre-elettorale, denso di colloqui per la formazione delle liste, e nella cornice politica della dichiarata inferiorità numerica della Maggioranza, ridotta a 7 persone contro 10 (5 della minoranza formata dal risultato elettorale 2004, più i 5  “dissidenti” eletti col Sindaco ma passati ad avversarlo dopo il suo voltafaccia sul Piano Regolatore).

In questo contesto non è facile fare un commento, specie per il sottoscritto, che decise di uscire dall'”Onorevole consesso” a Natale scorso, allorchè si accorse che Lucchese, nonostante l’ammissione del suo totale fallimento sul Piano Regolatore, non intendeva andarsene; e che la necessità – e anzi l’obbligo – che lasciasse erano sì condivise dai 10 Colleghi della neo-maxi-minoranza, epperò con alcuni distinguo, strategie e tattiche che, ponendosi già in prospettiva elettorale, di fatto lasciavano degli spiragli alla possibilità che il Sindaco, nonostante tutto, restasse ancora in carica. Come oggi sta avvenendo.

La prima cosa che viene da dire è che si tratta di questioni interne alla “classe politica” di Castelnuovo di Porto. Che qui (come dappertutto) è massimamente chiusa e autoreferenzialmente dotata di linguaggio, logica e ritualità proprie, immersa in quello che comunemente si usa chiamare “distacco della politica dalla cittadinanza”. Atteggiamento probabilmente inevitabile se si vuole restare a galla, visto che per le vigenti regole del gioco è obbligatorio concentrarsi, schivare le pugnalate alle spalle e tirare i necessari colpi sotto la cintura, pena la soccombenza. Questo a prescindere dal merito e dalla validità delle cose che si vogliono fare (che passano molto in secondo piano): per comandare bisogna avere un voto in più degli avversari, e qui si gioca tutta la partita.

In questa logica senza etica il Maestro, ormai da due lustri, è Massimo Lucchese, praticamente imbattibile nel conquistare e mantenere la carica di Sindaco, gestire il potere, tessere alleanze e far fuori i nemici. Anche questa volta l’ha avuta vinta lui: chi lo voleva mandare a casa con la mozione di sfiducia, a casa probabilmente ci andrà lui, per incompatibilità. Non solo: l’apertura di questa tenzone dell’incompatibilità (troppo complessa da spiegare in questa sede) è destinata a ben vedere a non chiudersi tanto presto, ed anzi a restare aperta anche nei mesi futuri, in modo da non far mancare l’impronta filosofica lucchesiana anche nella costituzione del prossimo Consiglio Comunale che uscirà dalle elezioni di Giugno. Perché chi dei tre accusati non rimuoverà il motivo della incompatibilità (con la rinuncia a sostenere in Tribunale le ragioni del Piano Regolatore che il Sindaco ha voluto annullare) troverà probabilmente sbarrato il portone oltre che di questo, anche del prossimo Consiglio Comunale.

Questa è, a mio parere, la partita che si è giocata il 24 marzo dentro Palazzetto Paradisi, in uno spettacolare rimescolamento delle formazioni presenti in Consiglio, in funzione delle prossime elezioni di Giugno. Quando si vedrà se le logiche e le tattiche di cui sopra, nelle quali vive la classe politica locale, saranno state – per ciascuno – quelle giuste.

Restano del tutto sullo sfondo (non è proprio il momento…) le necessità del paese, relegate alla perenne subalternità.  Al punto che nessuno ha chiesto al Sindaco la cosa più ovvia, e cioè quale fosse il suo obiettivo amministrativo nel voler restare in carica ancora un mese, visto che non potrà ripresentarsi, e al punto che il Vicesindaco Guadagnoli ha voluto fare un accorato appello ai Consiglieri affinchè non danneggiassero ulteriormente l’Amministrazione in carica bocciando nuovamente il Bilancio. Come se lo facessero per dispetto.

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** QUI l’Ordine del Giorno del Consiglio del 24/3/2009 (link a Viverenuovo.it)

In totale in Consiglio Comunale siedono 16 consiglieri + il Sindaco = 17.

12 sono stati eletti nella lista del Sindaco (chiamati Maggioranza) e 5 nelle altre liste che parteciparono alle elezioni 2004 (Minoranza).

La mozione di sfiducia al Sindaco, proposta da 7 consiglieri: Paradisi e Manunta della Minoranza, Ballini, Pedicino, Faraotti, Marchetti, Rossini, della Maggioranza, è stata bocciata 8 voti contro 7 su un totale di 15 votanti. Il Sindaco è uscito dall’aula, la Consigliera di Minoranza Palmucci (che ha sostituito il sottoscritto) pure, ma la fiducia è stata data dai 6 superstiti della Maggioranza + i 2 Consiglieri di Minoranza Scorretti e Faustini. Totale 15 votanti + 2 assenti = 17.

Ballini Pedicino e Rossini, con votazione similare, sono stati formalmente “accusati” di incompatibilità in quanto hanno citato in giudizio il Comune; (la legge vieta cause tra un Amministratore pubblico e la stessa amministrazione di cui fa parte); entro 10 giorni ci sarà un nuovo voto che deciderà definitivamente se i suddetti potranno o non potranno restare in carica. Votanti: 17. A favore della pronuncia di incompatibilità 9 voti (quelli della fiducia al Sindaco + il Sindaco stesso); contro 7 (quelli della mozione di sfiducia); Palmucci astenuta. Va sottolineato che Ballini e Pedicino nel 2004 risultarono il primo e il secondo eletto tra i Consiglieri Comunali in base al numero delle preferenze ottenute.

Il Bilancio 2007, dopo la bocciatura di due mesi fa, questa volta è stato approvato. Votanti: 16 (17 meno Scorretti che è dovuto andare via). Favorevoli: 9 (quelli del punto precedente meno Scorretti più  Palmucci). Contrari: 7 (come sopra).

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