Sembra riprendere – dopo una fase di stasi – il dibattito e l’interesse sul futuro di Roma e della sua forma urbana. Il “nuovo” Sindaco Alemanno, che succede a diversi sindaci di centro-sinistra che sono stati in Campidoglio per una trentina d’anni, va intraprendendo diverse iniziative che hanno come denominatore comune l’architettura e l’urbanistica.

Diciamo che questo é del tutto logico e naturale, se pensiamo che da sempre (fin dall’antichità) il segno fisico sul territorio, voluto dal Potere in carica, resta come testimonianza e simbolo ben più a lungo del potere stesso. Ciascun Potere costruisce poi il simbolo che più gli si confà: se le grandi fontane di Roma testimoniano la grandezza dei Papi sia verso la bellezza artistica che verso la funzionalità di portare acqua al loro popolo, i boulevard parigini del barone Haussmann hanno lasciato traccia imperitura della necessità di reprimere le ribellioni urbane ottocentesche da parte del Governo francese.

Non ce’ dubbio che la fase della Roma di centro sinistra, succeduta a 35 anni di potere democristiano, iniziata nel 1979 da Giulio Carlo Argan e soprattutto proseguita da quel grande Sindaco che fu Luigi Petroselli, abbia trovato nel Piano Regolatore di Rutelli e Veltroni il maggior risultato di tutto il periodo. Ora, altrettanto senza dubbio, si apre una nuova fase, iniziata con qualche titubanza da Alemanno Sindaco ma ora rafforzata e dotata di prospettive strategiche dalla vittoria alla Regione Lazio della sua collega di partito Renata Polverini.

Questa era l’aria che tirava, ieri ed oggi, nelle due giornate sul futuro di “Roma 2010 – 2020”, all’auditorium Parco della Musica, dove sono intervenuti gli architetti contemporanei che godono di fama internazionale: apertura di una nuova fase, parecchi osservatori e molti giovani studenti. Al di là dei discorsi già noti delle “Archistar”, destinati in linea di massima alla sfera teorica (resoconti in coda all’articolo), quello che maggiormante colpiva era la massiccia presenza di ragazzi interessati alle modificazioni urbane. Tanti convegni, tanti congressi negli anni passati hanno visto soprattutto la presenza di addetti ai lavori, gente con qualche anno sulle spalle, presumibilmente perché la materia é complessa, poco divertente, e necessita di un lungo periodo di apprendistato. Mentre invece in questi 2 giorni di workshop sui futuri cambiamenti, una platea per 3/4 di ragazzi ascoltava, applaudiva Renzo Piano e si mostrava interessata alle questioni di Roma.

Non so dire con certezza le ragioni di questo interesse giovanile all’urbanistica di Roma. Probabilmente c’é una buona dose di meccanismo mediatico, che scatta per vedere il personaggio famoso dal vero e non in tv; é anche possibile che la presa che il centro – destra ha sulle nuove generazioni abbia contribuito alle presenze. Forse una parte del senso delle comunicazioni non e’ stato pienamente afferrato. Ma quello che va registrato, a parte ogni altra considerazione, é che questi ragazzi sono una novità, e che la immissione di nuove energie, o anche solo di interesse, in qualsiasi meccanismo progettuale o decisionale é sempre un fatto positivo.

Un mio amico professore di urbanistica all’Università, seduto con me sui gradini dell’Auditorium, commentava che – nello scenario di sconfitta politica e culturale nel quale si trova la sinistra – il contatto con i suoi studenti e con la loro voglia di fare gli dava di questi tempi la principale spinta a preparare le sue lezioni. Sperèm…!

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Qui il resoconto de “La Repubblica

Qui foto e commento da “Dagospia”

Qui intervista a Italo Insolera su “La Repubblica”

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