La questione praticamente non appare sui giornali: solo sporadicamente, magari con mesi di intervallo, viene pubblicata qualche informazione, che tuttavia per il lettore é praticamente impossibile da collocare in un quadro di insieme.
Sto parlando delle competenze sulla pianificazione territoriale di Roma e del Lazio, ovvero delle “regole del gioco” sul territorio che – nel quadro delle riforme istituzionali in corso – determineranno la politica, l’ambiente, le infrastrutture, e complessivamente l’assetto di Roma e del Lazio per i prossimi decenni.
Si tratta in sostanza di stabilire chi decide sui Piani Regolatori o come–si-chiameranno i futuri strumenti di pianificazione generale. Oggi, in base ad una legge – quadro del 1942, (e sottolineo 42) ogni comune é obbligato a dotarsi del suo Piano Regolatore (PRG). É la norma, allora positiva ma oggi del tutto inattuale, che ha accompagnato il passaggio dall’Italia del dopoguerra a quella di oggi, il meccanismo che fa di ogni Comune un soggetto indipendente per quanto riguarda la pianificazione territoriale.
Indipendente fino a un certo punto, qui viene il bello: perché ogni Piano Regolatore, fermo restando che il Comune lo propone, prima di diventare vigente deve essere modificato e poi approvato dalla Regione Lazio, che quindi ha – o meglio ha avuto fino a poco tempo fa – il potere di decidere l’assetto dei territori comunali. Ovvero il Comune proponeva e la Regione disponeva.
Dal dicembre scorso non é più cosi. Il ruolo della Regione é passato (per espressa delega della Regione Lazio) alle Provincie, purché abbiano il proprio Piano Provinciale vigente e funzionante; tra le quali c’é per esempio quella di Roma. Da un punto di vista politico é capitato (casualmente, é ovvio) che la Giunta Marrazzo (di sinistra) a pochi mesi dalle elezioni regionali abbia passato le competenze sull’assetto del territorio alla Provincia di Zingaretti (anche di sinistra), dimodoche’ oggi l’Assessore all’Urbanistica di Madame Polverini (di destra) subentrata a Marrazzo, Mr. Ciocchetti (UDC) si ritrova molte cose in meno da fare (meno problemi, e’ ovvio) del suo predecessore Esterino Montino (PD).
In questo meccanismo di scatole cinesi, o se si vuole di matrioske russe, dove il Comune é contenuto nella provincia che é contenuta nella Regione non poteva mancare lo Stato (ma c’e’ ancora l’Europa…) che contiene tutte le Regioni. E quindi il Governo. Anche perché la burocrazia “rossa” (come direbbe qualcuno…) aveva in questo caso trattato Roma, il Comune piu’ vasto d’Europa, con la stessa normativa di Forli’ (tanto per dire), burocraticamente sottoponendolo alla Regione prima e alla Provincia poi.
Ed ecco che in ambito governativo, laddove si lavora alla istituzione delle “Citta’ metropolitane” (‘che finalmente ci si é accorti che i grandi agglomerati urbani hanno qualche ripercussione sulle zone intorno…), si va anche mettendo mano ad una legislazione speciale solo per Roma, denominata per “Roma capitale”. In sostanza si va a far coincidere il territorio di Roma con quello odierno della sua provincia, e si danno al comune fondi e piena autonomia su una serie di materie tra le quali l’urbanistica. In ottica politica contingente, Alemanno é contento, e parecchio, e Polverini e Zingaretti per niente. Ma l’una puo’ cercare una trattativa con Alemanno e con la maggioranza di governo che appartiene al suo stesso partito, mentre l’altro puo’ forse cercare di partecipare alla discussione ma deve sostanzialmente sperare in tempi migliori. Sempreche’ l’istituzione di “Roma Capitale” non comprenda la parallela cancellazione della Provincia di Roma e amen.
Tutto questo per dire che si sta giocando a livello parlamentare e della Conferenza delle Regioni una partita il cui esito sarà di straordinaria importanza sia per Roma che i nostri “territori di Roma nord”. Dei quali andremo a parlare, sul tema, alla prossima puntata.