11 marzo 2007

Non è una questione da ecologisti impegnati ma da economisti dilettanti. E’ semplice calcolare se vale di più un albero di 50 anni o un tratto di muretto di recinzione in blocchetti di tufo: l’albero vale circa 30 volte di più.

Eppure a Castelnuovo vige la regola seguente: gli alberi che danneggiano i muretti vanno abbattuti.

Si chiede regolare permesso, si deposita una cauzione irrisoria (15/20 euro, a formale garanzia che verrà piantato un altro albero), e si procede. Se un nuovo albero non verrà piantato la cauzione sarà incamerata, tutto qua. A leggere le motivazioni con le quali si è chiesto al Comune di abbattere pini marittimi di 20 metri e cedri altissimi si colleziona un campionario esilarante: le radici danneggiano il muretto di recinzione alto 50 cm; l’albero ha la processionaria e non si può disinfestarlo perché è troppo alto; le radici danneggiano la casa che sta 10 metri più in là.

Ovviamente il muretto potrebbe essere riparato in mezza giornata, la processionaria disinfestata con appositi attrezzi, le radici tagliate prima dei 10 metri, ma questi sono discorsi da gente poco pratica, ecologisti rompiballe e loro affini. E poi – e questo è il discorso di fondo – ognuno a casa propria, col benestare del Comune, fa come vuole. Vige la Proprietà Privata, no?

Con questa logica a Castelnuovo, nelle lottizzazioni residenziali, è in atto una vera e propria guerra all’albero inerme. Decine di alberi d’alto fusto, specialmente pini marittimi (che hanno radici affioranti), ma anche cedri e acacie, sono spariti. Accompagnati da sguardi soddisfatti, e sventolio di fogli intestati e timbrati e depositi cauzionali versati, garanti del libero arbitrio in libera proprietà.

La questione a ben vedere è molto grave, e va oltre le chiome degli alberi propriamente detti. Il solo dato che 70 anni fa vennero piantati all’EUR circa 18.000 alberi d’alto fusto, per una spesa di circa 40 milioni di euro odierni, ci fa capire come gli alberi siano indispensabili alla creazione di un ambiente residenziale di qualità. Lasciamo pure da parte gli ecosistemi, l’ecologia eccetera, e voliamo bassissimi: un qualsiasi ambiente abitato è migliore, più bello e più vivibile se è dotato di alberi, questo è incontrovertibile.

E se gli alberi stanno lì da 50 anni, e adesso vengono tagliati, significa che la cultura locale sta peggiorando. Perchè il mantenimento di un albero, come tutte le cose di questo mondo, ha un costo, in termini di tempo e di danaro: bisogna spazzare le foglie, disinfestarlo, riparare i danni che fanno le radici, e così via. E la scelta di evitare spese e inconvenienti eliminando alla radice (!) il problema, è la figlia naturale della sottocultura urbana, arrivata a Castelnuovo con il programma caparbiamente perseguito di perifericizzazione del paese, e con la definitiva affermazione di una aberrata gerarchia di valori economici e culturali.

Perché a mio avviso quei foglietti coi permessi sono vera politica culturale, e determinano la scala dei valori della cittadinanza molto di più dello spettacolo di una sera. Perché cultura è rispettare il passato, ed è anche mettere in fila, dal necessario al superfluo, le cose, e non lasciare per ultime quelle che non producono denaro, fosse anche solo un panorama, o un albero.

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