Articolo pubblicato sul Corriere del Tevere di Giugno 2006

Nessuna schiarita riguardo al miglioramento del servizio ferroviario da e per Roma. Anche a Maggio ci sono stati gravi disagi per i pendolari della zona Flaminia. Varie volte sono state annullate delle corse per la mancanza dei macchinisti sostitutivi di quelli in malattia. Ci sono stati episodi di occupazione dei binari della Stazione di Piazzale Flaminio da parte di viaggiatori giustamente inferociti per la improvvisa soppressione dell’ultima corsa serale per Civitacastellana.

Esiste un notevole disagio soprattutto da parte degli studenti, costretti a prendere un treno che a volte non passa per niente.

I problemi che impediscono alla “Roma Nord” di funzionare come si deve sembrano essere sostanzialmente due: la vetustà della linea e la strutturale mancanza di personale.

Per quanto riguarda la vetustà della linea va registrato lo stanziamento di 122 milioni di Euro (240 miliardi di lire) da parte della Regione Lazio per l’ammodernamento della struttura. Di questi soldi, 72 milioni sono destinati alla tratta urbana, da Piazzale Flaminio alla nuova stazione di Montebello, e gli altri 50 alla tratta da Montebello a S.Oreste.

Ricordiamo l’impegno preso dal presidente di Me.Tro. Stefano Bianchi, nel convegno di Rignano Flaminio del gennaio scorso, del quale ha ampiamente riferito questo giornale, di rendere “urbana” per frequenza e velocità la tratta – da Roma almeno fino a Riano – entro giugno 2007.

Il secondo e probabilmente maggiore problema che affligge l’azienda Me.Tro., quello della mancanza di personale, è anch’esso riconducibile alla “vecchiaia”, questa volta non dei binari e dei vagoni, bensì delle persone addette a farli funzionare.

Oggi Me.Tro., ieri A.CO.TRA.L., prima ancora S.T.EFER, l’azienda che gestisce la Roma – Nord, con parecchi decenni di attività alle spalle, ha una età media del personale molto elevata e si trova ad affrontare il pensionamento di circa 200 lavoratori ogni anno su un totale di 2.000. E poiché non si tratta di persone con compiti generici, bensì di addetti qualificati quali macchinisti, capitreno, meccanici eccetera, l’azienda deve provvedere alla formazione e all’addestramento dei nuovi assunti, i primi dei quali, dopo anni di zero assunzioni, entreranno in attività il prossimo autunno.

E’ piuttosto evidente che si tratta di problemi gravi e strutturali, per la risoluzione dei quali non bastano né le buone intenzioni, né – a volte – gli stanziamenti di denaro pubblico.

I quali stanziamenti, quando anche ci sono, sarà il caso che siano correttamente utilizzati anche nelle pieghe meno appariscenti dei bilanci pubblici. A questo proposito va registrato un altro segnale poco incoraggiante. A metà maggio il consigliere regionale Mario Di Carlo, parte della maggioranza del Presidente Marrazzo, già assessore al traffico al Comune di Roma e perciò un esperto di trasporti, si è dimesso per protesta da membro della Commissione “Trasporti” del Consiglio Regionale del Lazio. La protesta riguarda la somma di 8 milioni di Euro, già stanziati sotto la voce “trasporti”, che sono stati destinati agli aumenti degli stipendi dei dipendenti piuttosto che al miglioramento delle infrastrutture e del materiale. Di Carlo ritiene che gli aumenti salariali non fossero obbligatori, e che essi si ripercuoteranno negativamente per gli anni a venire sui costi generali dei trasporti regionali, sottraendo risorse agli investimenti in materiale, strutture e nuovi addetti.

Buio pesto, in questo treno fermo in galleria!

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